Academia.eduAcademia.edu
Università del salento dipartimento di Beni cUltUrali Comitato SCientifiCo michel Bats, Gert-Jan Burgers, Paola Ceccarelli, francesco D’andria, michel Gras, Branko Kirigin, Giuliano Volpe Comitato Di reDazione Coordinamento: mario Lombardo, Grazia Semeraro membri: Paul arthur, francesca Baffi, Jacopo De Grossi mazzorin, flavia frisone, Claudio Giardino, riccardo Guglielmino, Katia mannino, Pasquale rosafio, Gianluca tagliamonte, adriana travaglini, adriana Valchera. SeGreteria Di reDazione Giovanni Boffa, rino D’andria, fabiola malinconico, Valeria melissano. Università del salento dipartimento di Beni cUltUrali studi di antichità 13 nUova serie congedo editore 2015 volume stampato con il contributo del dipartimento di Beni culturali – Università del salento isBn 9788867661145 Tutti i diritti riservati congedo editore 2015 RICERCHE ARCHEOLOGICHE StAnt 13 2015 pp. 247-256 AleSSAndrA lA FrAgolA* InSTrUMenTA SCrIPTorIA dA SePolTUrA dI eTÀ roMAnA A CreMAZIone** da una sepoltura infantile a cremazione indiretta1 della necropoli romana di Monte Carru di Alghero (SS)2 (fig. 1), si segnala un corredo funebre da identificarsi come parte di un raro set scrittorio. Tra i pochi oggetti d’osso restituiti dai contesti del cimitero, due elementi, a forma rettangolare appiattita, provengono da questa sepoltura. Il primo, meno lacunoso, consta di tre frammenti3, di cui uno a estremità semicircolare e piccolo foro passante (fig. 2), l’altro consiste invece di quattro frammenti rettangolari. del secondo oggetto, causa lacunosità, possiamo solo ipotizzarne la medesima tipologia per forma e misure residue, o, più difficilmente, ritenerlo parte del primo4. non è però da escluderne, diversamente, la pertinenza a un originaria tabella, di cui risulterebbe la parte residuale sopravvissuta alla combustione (figg. 8 e 9). l’esemplare di Monte Carru risulta anepigrafe (cfr. fig. 2), ma poteva presentare incisi, o più probabilmente segnati a inchiostro, lettere, segni o numerali, di cui non si conserva più traccia; il manufatto risulta infatti totalmente combusto a forte intensità di calore, azione che ne ha causato parziale torsione e riduzione rispetto alle dimensioni originali5. la consunzione non permette l’identificazione della specie animale da cui il manufatto è stato ricavato, né la specifica componente materica6. Importanti informazioni al riguardo provengono però dal rinvenimento di un piccolo atelier artigianale presso Cuperly7 (Francia), in cui questi oggetti venivano prodotti. I riscontri confermano che, almeno in quello specifico caso, furono usate coste e ossa lunghe indeterminate di bovino e di equide. e’ giusto rammentare che questo tipo di manufatti piatti a testa ovale vengono talvolta identificati come tesserae, che, altresì, risultano sempre inequivocabilmente parallelepipede8 e con foro passante nell’estremità circolare. Il foro serviva, rispettivamente, per farvi passare un laccio a tenerle insieme a ‘mazzo di chiavi’ per il gioco (lusoriae9), ad appenderle al collo come identificativo (gladiatoriae10), a legare sacchetti di monete di cui indicavano il conteggio (nummulariae11). Stessa funzione di tenere questi manufatti in qualche modo appesi o comunque legati con un laccio do- * Università del Salento (alelafra1@hotmail.com). ** Si ringraziano J. de grossi Mazzorin, S. Minozzi e I. van den vonder per gli utilissimi confronti di idee; d. rovina, come sempre, per gli studi affidati e n. lutzu per la ricostruzione grafica. 4 gli esemplari di forma più lunga, quale potrebbe sembrare questo secondo oggetto, sono noti soprattutto da contesti d’oltralpe; inoltre questo esemplare conserva una larghezza maggiore del primo: lunghezza residua complessiva: 6.2 cm. circa; larghezza 1.7 cm. circa. 5 di norma la consunzione per effetto del fuoco si aggira intorno al 15-30% rispetto al volume iniziale dell’osso. Cfr. ad es. CAnCI, MInoZZI 2005, p. 224. 6 Si distinguono però vacuoli della componente spugnosa dell’osso, fattore che farebbe escludere l’avorio. 7 PrévoT 2010, pp. 545-563. 8 Quando non circolare/lenticolare a ‘pedina’. 9 Cfr. ad es. MelISSAno 2011, pp. 136-137 per i rinvenimenti di vaste (le); ISler 2003, pp. 834-835 e tav. CXXXIv 2 e 3; B eZZI M ArTInI 1987, pp. 29-30 fig. 5; dAreMBerg , SAglIo 1877, p. 128 fig. 6817. 10 http://www.treccani.it/enciclopedia/tessera_%28enciclopedia-Italiana%29/, voce valida per tutti i tipi di tessera. 11 Cfr. ad es. MAInArdIS 2001, pp. 163, 170; CInTI 2005, pp. 295-298. 1 Tomba 413, deposizione su nuda terra coperta con frammento di laterizio a piattabanda. Simona Minozzi, antropologa dell’Università di Pisa, ha recentissimamente circoscritto l’età del bambino a 10-11 anni di vita. Tale studio sarà pubblicato in altra sede dalla studiosa al termine delle indagini diagnostiche. Un’anticipazione di questa sepoltura in lA FrAgolA, MInoZZI 2015, pp. 12-13. 2 Cfr. rovInA, lA FrAgolA 2009; rovInA, lA FrAgolA, in press. direttore degli scavi: d. rovina, Soprintendenza Archeologica per le Province di SS e nU; responsabile scientifico: A. la Fragola per il 2007, M.l. Atzeni per il 2008; materiali attualmente in fase di restauro presso l’afferente Centro di restauro li Punti (SS). 3 lunghezza residua complessiva: 8.0 cm. circa, larghezza 1.4 cm circa, spessore 0.15 cm. circa. 248 Alessandra la Fragola Fig. 1 – Alghero (SS)-necropoli di Monte Carru. Sepoltura infantile a cremazione. Si distinguono il regolo in osso con altri frammenti adiacenti, il fondo di calamaio in bronzo e la spatola in ferro. (foto Soprintendenza Archeologica per le Province di SS e nU) Fig. 2 – Alghero (SS)-necropoli di Monte Carru. Manufatto (regolo) in osso soggetto a combustione. (foto Soprintendenza Archeologica per le Province di SS e nU) veva avere il medesimo foro che si riscontra negli esemplari come quello di Monte Carru, pur caratterizzati da un uso diverso. Studi recenti d’oltralpe12 riconoscono infatti a questo tipo specifico di strumenti quale quello algherese, un uso mensorio, precisamente come reguli, “asticelle per tirare linee”13, sia che provengano da contesto abitativo che sepolcrale. I regoli non calibrati come il nostro vengono spesso rinvenuti insieme ad altri elementi scrittori, 12 Con ampio dibattito, cfr.: BéAl 1983, passim; BožIč 2002, pp. 34-35; BožIč, FeUgère 2004, pp. 16-17; FeUgère, lAMBerT 2004, p. 4; PrévoT 2010, passim. 13 http://www.treccani.it/enciclopedia/regolo_%28dizionario-delle-Scienze-Fisiche%29/ Instrumenta scriptoria da sepoltura di età romana a cremazione soprattutto stili (graphia) in osso o bronzo, strumenti in ferro (spatulae) per spalmare e rimuovere la cera, e calamai (atramentaria) o comunque vasetti (per lo più pissidi) per inchiostro: bronzei14, fittili o più raramente in osso/corno; di tutti questi i romani lasciano testimonianza anche in pittura15 (es. figg. 3 e 4) e scultura16. nel caso algherese si tratterebbe di un tipo intermedio tra i due identificati dallo studioso dragan Božič17. Siamo infatti in presenza di un esemplare con testa semicircolare e foro passante come negli esemplari di primo tipo di Božič, ma tale estremità risulta all’incirca della stessa dimensione del corpo rettangolare dell’oggetto e con una larghezza corrispondente agli esemplari di secondo tipo individuati dallo studioso, anche tenendo conto della percentuale di consunzione precedentemente indicata18. Considerando che le datazioni dei due tipi ricadono rispettivamente nel I secolo d.C. - prima metà II secolo d.C., e nella seconda metà II - III secolo d.C., si può pensare, per il reperto algherese, a una datazione di II secolo d.C. Un esemplare da collezione (Fig. 5), ora conservato al Museo di Tongeren19 (Belgio), risulta un buon confronto per forma e dimensioni; il contesto d’origine era una sepoltura in località Berlingen20. la datazione al I secolo d.C. non va comunque dimenticato che asticelle come questa di Berlingen si trovano associate sia a elementi scrittori che ludici (dadi da gioco), con un ruolo che sfuma a seconda dei contesti. 14 Cfr. ad es. rooSenS, lUX 1973, p.30, fig. 20; A questo proposito i riconoscimenti si devono soprattutto a d. Božič. 16 BoeSelAger 1989, p. 227; BožIč 2001b, p. 24; dal rilievo di l.Cornelius Atimetus, ora ai Musei vaticani. 17 BožIč 2001b, p. 23; BožIč 2002, ibidem. nel nostro caso la lunghezza non è dirimente trattandosi di un esemplare frammentario e lacunoso. 18 Si risale infatti, per l’esemplare algherese, ad una larghezza originaria tra 1.6 e 2.0 cm., tenendo conto di una riduzione ossea da combustione come indicato in nota 5. 19 ©gallo-romeins MuseumTongeren, http://www.erfgoedplus.be/erfgoedplus/detail.jsp?artefactid=PgrM.objects.14029, cfr. deSChler erB 1998, pp. 147-152. 20 rooSenS, lUX 1973, pp. 30-31 e fig. 20 n. 38d.; tomba a cremazione di giovane uomo, che ha restituito diversi elementi scrittori e di misurazione. Per ultima: Borre 2009-2010, pp. 35-37, che identifica il manufatto come regolo. Misure: lunghezza 14.0 cm., larghezza 3.0 cm., spessore 0.25 cm. 21 In generale: BožIč 2001a, pp. 32-33; BožIč 2002, passim; rooSenS, lUX 1973, ibidem; BožIč, FeUgère 2004, pp. 39-40; PrévoT 2010; altri qui: http://artefacts.mom.fr/en/re15 249 Altri esemplari21 provengono da gallia Belgica, germania Superiore e Inferiore, rezia, norico, dalmazia, conservatisi in buon numero e in stato ottimale grazie ad ambienti divenuti per diverse ragioni anaerobici. Il riscontro più interessante è però quello già citato proveniente da Cuperly. lo studioso Philippe Prévot, che si è occupato dei regoli di questo contesto pervenuti in fase di lavorazione e in ottimo stato, ha stabilito che la loro larghezza corrisponde esattamente al digitus e all’uncia, vale a dire a due unità di misura di età romana; per questo motivo ipotizza: “Cette différence de formats semble plus s’expliquer par des besoins distincts que par des contraintes morphologiques. Des règles de largeurs différentes permettant peut-être de tracer des lignes ou separations de largeurs variables”22. Tali considerazioni paiono plausibili. Ciò concorderebbe anche con il doppio ritrovamento di Monte Carru, dove una delle due asticelle residue, anch’essa totalmente combusta, presenta larghezza un poco maggiore. In Italia queste asticelle sono attestate in pochissimi esemplari23 (riconosciuti o meno nella loro funzione) da Aquileia24, Brescia25, Brindisi26, Pompei27 e ora Alghero (Carbia). In Sardegna in particolare non risultano altre testimonianze edite, ma soprattutto si tratta del primo esemplare combusto documentato, di cui, come ovvio, non è sempre agevole l’identificazione. non mancano invece rinvenimenti isolati di stili, tabelle e calamai28. sult.php?id=reg-4001&find=rUle&pagenum=1&affmode=vign. 22 PrévoT 2010, p. 556. 23 Identificati come tesserae o come regoli. non se ne esclude comunque la presenza tra l’enorme quantità di materiale edito segnalato solo come osseo, più arduo da rintracciare. 24 BožIč 2001b, pp. 23-24; BUorA 1995, p. 133; da collezione. 25 BeZZI MArTInI 1987, p. 29; T.18, rinvenuto insieme ad altri elementi scrittori. 26 CoCChIAro, AndreASSI 1988, p. 171 n. 304, sepoltura; cfr. anche BožIč 2002, p. 35, fig. 4 n. 3. 27 dellA CorTe 1912, 254, definito “laminetta o stecca d’osso” e ritrovato insieme ad altri strumenti di scrittura e misurazione; dalla Bottega di Verus. 28 Ad es. CAMPAnellA 2009, pp. 887-889, da nora, area del Foro; ZUCCA 2004, passim; da Tharros, stili e tabellae, da collezione ma probabile origine cimiteriale; un calamaio fittile in sigillata africana A, hayes 124, n. 1, proviene da un’altra tomba di Monte Carru, che pare però riutilizzato come bicchiere (attualmente inedito). 250 Alessandra la Fragola Fig. 3 – Pompei (nA)-da sinistra: spatula, codex multiplex, atramentarium doppio, graphium, volumen; I sec. d.C., ora al Museo Archeologico nazionale di napoli Fig. 4 – Pompei (nA)-tomba di C.vestorio Prisco. da sinistra sul tavolo in primo piano: tabella, regulus, spatula; I sec. d.C. Instrumenta scriptoria da sepoltura di età romana a cremazione 251 Fig. 5 – Belgio-museo di Tongeren. Manufatto (indicato come tessera nummularia) in osso. (Foto cortesia Museo di Tongeren) Fig. 6 – Alghero (SS)-necropoli di Monte Carru. Spatula in ferro prima del restauro. (foto Soprintendenza Archeologica per le Province di SS e nU) Alla luce di questi indizi, controllando il resto dei materiali della tomba di Alghero, assumono allora maggior valenza gli altri due reperti apparentemente poco significativi, conservati in stato davvero precario: un elemento in ferro a forma triangolare piatta, allungata, con impugnatura terminante a testa di chiodo quadrangolare (Fig. 6), e un fondo di vasetto in bronzo (Fig. 7). ormai identificabili il primo come una spatula da cera29 assimilabile al tipo più semplice Feugère A130 allungato; il secondo verosimilmente come un atramentarium, calamaio 29 Misure spatola: lunghezza residua 12.3 cm; larghezza max. residua 2.7 cm; spessore 0.2 cm. circa. 30 la ripartizione cronologica esatta di queste spatole di età romana è ancora in fase di definizione. Cfr. FeUgère 1995, pp. 321-322, fig. 1 tipo A1; prima di lui, riconosciute senza però fornirne tipologizzazione: gAITZSCh 1984, passim; cfr. anche: BožIč 2002, pp. 33-34, figg. 1-3; FeUgère 2000, p. 124; BožIč, FeUgère 2004, pp. 8-9.Una spatula è parimenti presente anche nel tumulo di Berlingen, insieme al regolo e ad altri materiali scrittori. Fig. 7 – Alghero (SS)-necropoli di Monte Carru. Particolare del fondo di calamaio di bronzo. (foto Soprintendenza Archeologica per le Province di SS e nU) 252 Alessandra la Fragola Fig. 8 - Alghero (SS)-necropoli di Monte Carru. Il set scrittorio dopo l’intervento conservativo; calamaio di bronzo, regolo in osso, spatola di ferro, secondo regolo o parte di tavoletta cerata, sempre in osso. (foto Soprintendenza Archeologica per le Province di SS e nU) per inchiostro 31, cilindrico, con fondo esterno leggermente rilevato e caratterizzato da solcature concentriche ottenute tramite lavorazione a cesello. Questo tipo di calamaio a forma semplice e non decorato in parete, viene di norma datato al I secolo d.C., in quanto le tipologie più elaborate subentrano nei due secoli a seguire32. 31 Misure calamaio: diametro fondo 3.8 cm.; altezza residua 1.7 cm.; spessore 0.05 cm.; si tratta di vasetti di piccole dimensioni, che anche in altezza raggiungevano i pochi centimetri. risulta l’unico recipiente di bronzo, se pur di piccole dimensioni, di tutta la necropoli indagata. non avendo altri elementi datanti, e in attesa di eventuali riscontri cronologici dal frammento di embrice bollato che la ricopriva33, basiamo quindi la datazione della sepoltura su un generico I-II secolo d.C., così come indicano rispettivamente l’atramentarium e il regulus. Per completare al meglio il set, oltre ad un 32 BožIč, FeUgère 2004, pp. 35-36. Per ultima FünF2013, passim, che in generale si sofferma su tutti gli elementi scrittori. 33 Il materiale laterizio della necropoli è attualmente affidato in studio per tesi di laurea. SChIllIng Instrumenta scriptoria da sepoltura di età romana a cremazione 253 Fig. 9 - Set scrittorio di Alghero, ipotesi ricostruttiva: a-spatola da cera e chiodi forse riutilizzati come graphia, b-regolo mensorio, c-frammenti di tavola cerata (o di secondo regolo), d-calamus in canna vegetale (non pervenuto), e-calamaio. graphium, che poteva anche consistere in una piccola canna34 (il calamus, in tal caso usato a inchiostro e non per ‘graffiare’ la cera), mancano però i supporti scrittori, gli oggetti cioè su cui scrivere: un papyrus, che nell’eventualità bisogna pensare sia andato del tutto combusto e, una tabella35 anche solo in dimensione di pugillaris, a meno che quest’ultima non sia identificabile, come detto, con i frammenti del secondo oggetto simile al regolo ma di dimensioni leggermente maggiori. va sottolineato che, contestualmente alla sepoltura, sono stati ritrovati anche due chiodi di ferro, presso la spatola. Interpretabili ad uso scaramantico o utilizzati proprio come ‘punteruoli’ per scrivere sulla cera, in mancanza di un graphium vero e proprio (Fig. 9). Per quanto riguarda i luoghi di produzione di questi elementi algheresi, il regolo, per la sua relativa facilità di esecuzione, potrebbe anche essere stato prodotto nell’insediamento stesso da un artigiano itinerante. Per quanto riguarda calamaio e spatola, non pertinenti al normale fabbisogno di una comunità a base rurale36, è più facile siano arrivati per commercio da aree urbane, maggiormente caratterizzate da attività metallurgiche specializzate. Una statio del resto aveva anche questa funzione di crocevia e di smistamento. Questo rinvenimento arricchisce la Sardegna di età romana di una significativa testimonianza sull’alfabetizzazione dell’Isola in sito non propriamente urbano37: un individuo giovane, ap- 34 la penna d’oca sembra essere entrata in uso a partire dal Iv secolo d.C.; cfr. PAgAnInI 2000, p. 64. 35 Cfr. ad es. per la Sardegna: ZUCCA 2004, ibidem; le tabellae erano per lo più in legno, altrimenti in osso/avorio. 36 e quindi difficilmente prodotti da un fabbro locale che avrebbe dovuto altresì conoscerne bene le caratteristiche di forgiatura e lavorazione, del tutto particolari. 37 In precedenza, da ambito extraurbano, uno stilo di bronzo dal piccolo centro di Seulo; cfr. SPAno 1857, pp. 7377. 254 Alessandra la Fragola partenente alla comunità rurale di una stazione itineraria (Carbia) sulla via di nure che si presenta per ciò che evidentemente era in vita, uno scholarum38 indirizzato all’apprendimento; accompagnato poi nell’oltretomba dai propri oggetti d’uso comune che lo rendono suo modo elitario39. ricordiamo, come nota da non sottovalutare, che la comunità di Carbia in questa sua necro- 38 Colui che forse era destinato ad essere il futuro referente alfabetizzato della comunità di nuova generazione. non si riconoscono altre tracce di set scrittori da nessuna delle oltre trecento tombe scavate nella necropoli; ma, come detto, la presenza di un singolo calamaio, da altra sepoltura, è ulteriore prova di un gruppo sociale non del tutto arretrato. poli testimonia qualche traccia di iscrizione graffita su ceramica di corredo e un frammento di iscrizione funebre lapidea40, a dimostrazione che capacità e comprensione scrittorie erano probabilmente più diffuse di quanto si potesse immaginare. Il set scrittorio è attualmente esposto nel “Museo della Città” di Alghero. 39 la sepoltura non presenta segni distintivi rispetto alle altre, a meno che non presentasse un segnacolo non più pervenuto; rimane significativa la scelta di coprirla proprio con un frammento di embrice bollato. 40 longU, in press. Instrumenta scriptoria da sepoltura di età romana a cremazione 255 ABBrevIAZIonI BIBlIogrAFIChe BéAl 1983 C. BéAl, Catalogue des objets de tabletterie du Musée de la Civilisation Gallo-Romaine de Lyon, Centre d’ètudes romaines et gallo-romaine de l’Universitè Jean Mouline Lyon III, 1, lyon 1983. BeZZI MArTInI 1987 l. B eZZI M ArTInI , Necropoli e tombe romane di Brescia e dintorni, Brescia 1987. d. B oeSelAger von , Funde und BoeSelAger von 1989 Darstellungen römischer Schreibzeugfutterale. Zur Deutung einer Beigabe in Kölner Gräbern. Kölner Jahrbuch für vor-und Frühgeschichte, 22, 1989, pp. 221-239. K. 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AndReA dOlFInI, clAUdIO GIARdInO L’archeometallurgia preistorica nel Mediterraneo Centrale. Bilanci e programmi agli inizi del XXI secolo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . FRAnceScA BOnzAnO, elISA GRASSI Il complesso ipogeo del santuario di Tas Silġ a Malta . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Ceramiche di importazione greca a Muro LecFRAnceScO MeO cese (VIII-VI sec. a.C.). Una nota . . . . . . . . . . . La ceramica a fasce arcaica dallo scavo di CaFlORIndA nOTARSTeFAnO stello di Alceste a San Vito dei Normanni (Brindisi) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . I resti faunistici dal Castello di Alceste (San JAcOPO de GROSSI MAzzORIn, Vito dei Normanni – BR). Contributo allo stuGIOvAnnI de venUTO, clAUdIA MInnITI, GRAzIA SeMeRARO dio delle pratiche sacrificali nella Messapia arcaica. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Instrumenta scriptoria da sepoltura di età roAleSSAndRA lA FRAGOlA mana a cremazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . UnIveRSITA del SAlenTO dIPARTIMenTO dI BenI cUlTURAlI – collana del dipartimento (congedo editore - Galatina) 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9. 10. 11. 12. 13. 14. 15. 16. 17. 18. 19. 20. 21. AA.vv., Leuca, 1978. PAncRAzzI ORlAndA (et Al.), Cavallino, 1979. de JUlIIS M. eTTORe (a cura di), Monte Sannace. Gli scavi dell'acropoli (1978-1983), 1988. YnTeMA dOUwe, The matt-pointed pottery of southern Italy, 1990. AA.vv., Excavations at Otranto. Vol. I: The excavations, a cura di deMeTRIOS MIchAelIdeS e dAvId wIlkInSOn, 1993. AA.vv., Excavations at Otranto. Vol. II. The finds, a cura di FRAnceScO d'AndRIA e dAvId whITehOUSe, 1993. ARThUR PAUl (a cura di), Il complesso archeologico di Carminiello ai Mannesi (Napoli). Scavi 1983-1984, 1994. TARdITI chIARA, Vasi di Bronzo in area Apula. Produzioni greche ed italiche di età arcaica e classica, 1996. 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Studi di Antichità 5, 1988. Studi di Antichità 6, 1990 Studi di Antichità 7, 1994. Studi di Antichità 8,1, 1995. Studi di Antichità 8,2, 1995. Studi di Antichità 9, 1996. 11. 12. 13. 14. Studi di Antichità 10, 1997. Studi di Antichità 11, 1998. Studi di Antichità 12, 2008. Studi di Antichità 13, 2015. – ARcheOlOGIA e STORIA. collana della Scuola di Specializzazione in Archeologia classica e Medioevale (congedo editore - Galatina) 1. cAGIAnO de AzevedO MIchelAnGelO, Casa, città e campagna nel Tardo Antico e nell'Alto Medioevo, 1986. 2. d'AndRIA FRAnceScO (a cura di), Informatica e archeologia classica. Atti del convegno Internazionale (lecce 12-13 maggio 1986), 1987. 3. d'eRcOle MARIA cecIlIA, Barletta in età preromana, 1990. 4. lOMBARdO MARIO (a cura di), I Messapi e la Messapia nelle fonti letterarie greche e latine, 1992. 5. d'AndRIA FRAnceScO e MAnnInO kATIA (a cura di), Ricerche sulla casa in Magna Grecia e in Sicilia. Atti del colloquio - lecce 23-24 giugno 1992. 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Finito di stampare per conto di congedo editore – galatina (le) nel 2015 da artebaria – Martina Franca (ta)